Dott. Romanazzi buongiorno.
Ho avuto modo di leggere il suo articolo “Druidismo e Sciamanesimo” pubblicato su acam.it, articolo che mi ha colpito non poco (non in senso propriamente positivo) per i contenuti esposti, a seguito dei quali ritengo sia necessario dare una risposta e approfondire una visione dell’abbinamento che Lei propone e che mi sembra oltremodo azzardato, almeno in taluni casi.
Tengo subito a specificare che ho il massimo rispetto per il Druidismo, sia esso tradizionale o recente, pur non essendo esso facente parte del mio Percorso pratico. Questa mia vuole solo esprimere una considerazione sull’importanza della corretta informazione che, chi si avvicina a qualunque Pratica, deve necessariamente avere, soprattutto in un momento storico come questo in cui spesso le persone si affidano alle prime indicazioni senza avere il desiderio di approfondire o verificare successivamente.
Ma purtroppo anche questo è un segno dei tempi di decadenza nei quali viviamo.
Mi chiamo Massimo Nobili, ho 58 anni e mi interesso in modo concreto di Tradizione Spirituale e Sciamanesimo Scandinavo. Ho iniziato il mio Percorso all’età di 17 anni dopo aver ricevuto la Chiamata all’età di 13 anni.
Ultimamente lo Sciamanesimo è diventato un trend, al punto tale che oggigiorno troviamo tra gli occidentali sciamani in ogni angolo della strada e molti operatori olistici si sono trasformati di colpo in Operatori dell’Estasi, proponendosi con interventi che tradizionalmente sono di competenza di uno Sciamano tradizionale. Ma andiamo per ordine.
Dal Suo articolo appare evidente che ritiene in qualche modo il Druido uno Sciamano. Al di là delle motivazioni che dà nel Suo articolo a sostegno di questa tesi, motivazioni sulle quali sto per confrontarmi con Lei e dare la mia interpretazione, mi sembra storicamente errato paragonare queste due figure, pur esse investite in egual misura di ampia sacralità e capacità tipicamente magiche.
Il Druidismo è da sempre una “casta” sacerdotale. Cesare afferma senza ambiguità: “tutti questi druidi sono comandati da un unico capo che esercita un’autorità suprema su di essi: quando questo capo muore, se uno di essi prevale in dignità, è costui a succedergli, ma se molti sono di pari dignità, si disputano il primo posto con il suffragio dei druidi, talvolta anche con le armi” (tratto da Il Druidismo. Religione e Divinità dei Celti di J. Markale). Il Druidismo, adesso come allora, ha una struttura gerarchica ben organizzata e per quanto si possa pensare ad una vocazione da parte del novizio, l’adesione a tale struttura e Percorso rimane comunque una libera scelta. Già da questi due punti si evidenzia la profonda diversità con qualunque tipo di Sciamanesimo conosciuto, dove il novizio NON sceglie la strada da percorrere, ma viene scelto dagli Spiriti e dagli Déi (che gli piaccia o meno) e dove NON esiste alcuna struttura organizzata con capi ai vertici, come invece esiste nel Druidismo. Basterebbero queste due verità storiche a far cadere il paragone che forzatamente appare in taluni punti della Sua tesi.
Ma mi vorrei soffermare anche su alcuni punti del suo scritto e in modo particolare quando cita Mircea Eliade e la sua bibliografia. Sono rimasto molto perplesso nel leggere che, a suo avviso, ritiene fortemente superata la tesi del saggio in questione, a fronte di studi etno-antropologici di non specificata fonte. Stesso dicasi dell’affermazione che tale superamento è dato anche da movimenti neo-sciamanici odierni. Cito inoltre: oggi numerosi movimenti neo sciamanici stanno spingendo verso quello che potremmo definire una forma di sciamanesimo trans-culturale, in altre parole un agglomerato di tecniche prese da tradizioni sciamaniche diverse e tra loro assemblate dal dott. M. Harner fondatore del core-shamanism, prive però di qualunque tipo di sacralità poiché manca il substrato spirituale e magico-religioso che contraddistingue da sempre qualunque tipo di Sciamanesimo Tradizionale. Impossibile non vedere in tali affermazioni l’obiettivo della Foundation for Shamanic Studies Italia con la quale mi risulta Lei intrattenga (o abbia intrattenuto) relazioni di pratica, il cui obiettivo sembra essere una globalizzazione dello Sciamanesimo. Oggi al contrario è a mio avviso necessario recuperare il più possibile il retaggio da Spiriti e Anziani, il linguaggio segreto, l’azione sacrificale, l’azione magico-religiosa, completandoli necessariamente con Pratiche attuali che non possono però non tener conto delle basi Tradizionali. Mancando questo substrato e applicando tecniche derivate o assemblate si manca di rispetto alle Tradizioni e allo sforzo che gli Antenati hanno compiuto per mantenere integro il più possibile il proprio retaggio tradizionale.
Concordo sul fatto che lo Sciamanesimo si adatta necessariamente al periodo storico e pertanto risulta essere costantemente in evoluzione (o involuzione in taluni casi) e, se ridurlo ad una lista di ruoli e definizioni può risultare anacronistico, non può contemporaneamente essere privato di quei presupposti di base tribali che lo contraddistinguono. E’ assolutamente corretto escludere stregoni, medicine-men, guaritori e altre figure magiche che sono legate a pratiche che oggi definiremmo “sciamaniche” , così come del resto ogni estatico non può essere definito Sciamano. A tal proposito mi permetto di sottolineare l’affermazione di Alce Nero (Heȟáka Sápa), Uomo-Medicina Sioux-Lakota, il quale afferma lui stesso che un Medicine-Man non è uno Sciamano. E tutto ciò senza svilire in alcun modo il ruolo di altri Operatori! Credo che l’affermazione di Eliade circa questo punto sia stata mal interpretata, fomentando forse una sorta di ribellione dell’ego di coloro, in special modo occidentali, che si sono erroneamente sentiti tagliati fuori da un ruolo percepito come “supremo” ma che in realtà comporta molti oneri e pochi onori. Opto per questa spiegazione perchè l’alternativa a ciò sarebbe ancora peggiore, in quanto farebbe credibilmente supporre la trasformazione dei neo “sciamani” al fine di riempire le proprie tasche. Del resto mi sembra evidente che attraverso la Fondazione di Harner in molti abbiano creato un bel business e tanti operatori olistici che fino a ieri svolgevano il loro rispettabile lavoro, siano diventati capaci nel giro di qualche seminario di core shamanism, di eliminare energie ed oggetti negativi dalla persona, recuperare l’anima e addirittura svolgere l’azione di psicopompo (oltre a proporre corsi a loro volta per insegnare tali modalità. Non solo, ma proprio di harneriana scuola troviamo oggi “sciamani” che danno iniziazioni (di Sciamanesimo celtico!) dopo un weekend formativo trascorso in una grande metropoli (Milano) e dentro una palestra (!). Avevo inteso che la Pratica sciamanica avvenisse necessariamente nei boschi e a contatto con la Natura e i suoi Spiriti….
Qui siamo nella follia pura…
Fortunatamente ritengo che ci siano anche operatori che, seguendo i corsi della Fondazione, hanno avuto “illuminazioni” e si sono diretti verso uno Sciamanesimo Tradizionale, perché, diciamocela pure tutta, il core-shamanism è un agglomerato di tecniche prive di qualunque tipo di aggancio spirituale e magico-religioso con qualunque Tradizione conosciuta. Purtroppo gli americani hanno spesso scelto il dio-tecnica elevandolo a loro dux invece della Buona Medicina sciamanica. Come se poi la differenza fosse data dalla tecnica e non dal potere spirituale intrinseco di chi la opera….
Ma per tornare al Druidismo e Sciamanesimo, rilevo altresì degli elementi degni di attenzione. Nelle 5 caratteristiche principali che Lei segnala come caratteristiche principali dello Sciamano, mi permetto di evidenziare la mancanza di 4 elementi fondamentali:
- Estrazioni di oggetti o energie negative
- Recupero dell’Anima o parti di essa
- Interventi per la fertilità della terra e prosperità del proprio Clan
- Aspetto guerriero, volto alla difesa, se non fin all’attacco, dei nemici propri o della comunità
Proseguendo nella disamina del Suo articolo, vorrei far notare come il Druidismo, da un punto di vista mitologico (e considerato la mancanza di reperti storici e archeologici credo sia doveroso tenere in considerazione il Mito), giunge in Irlanda simbolicamente nel giorno di Beltane con i Thuatta De Dannan. Sono loro che portano il Druidismo tra le popolazioni celte dopo aver trascorso un periodo di 7 anni (numero simbolico magico e di cambiamento) nelle Isole del Nord… I “paralleli” a cui accenna nel Suo articolo con le tradizioni dei Nativi Americani sarebbero da cercare invece con il Popolo di Oðinn, dove la figura di Lug sembra decisamente affine in molti tratti a quella di Odino-Wotan.
E’ vero inoltre che la figura di Cu Chullinn (che cita nel Suo articolo) appare molto simile alle figure dei Berserkir e Úlfheðnar nordici, ma direi che è un po’ poco per poter affermare che una sola figura sia elemento di connessione sciamanica di tutto un popolo. Al contrario non ho memoria, leggendo il Mabinogion, di elementi che possano ricondurre concretamente ad uno Sciamanesimo celtico o druidico. Ma se così non fosse sono disponibile a rivedere le mie posizioni.
Valutiamo altresì le migrazioni delle popolazioni celtiche. Lei sostiene che entrarono sicuramente in contatto con le popolazioni proto uraliche assorbendone i sostrati magico-religiosi di stampo sciamanico. Mi perdoni ma questa affermazione è decisamente azzardata. E’ un’ipotesi, non una conferma avvalorata da elementi storici, mitologici o archeologici, pertanto si potrebbe solo presumere tale possibilità e anche in tal caso, non è sufficiente per affermare che ciò sia stato elemento di trasformazione dei Celti in una cultura tipicamente sciamanica.
In definitiva il fatto che tra i Druidi ci fossero Pratiche che avessero parallelismi con lo Sciamanesimo (vaticinio, viaggi fuori dal corpo, Albero, Popolo Fatato, o antropomorfismo) non significa che automaticamente essi fossero degli Sciamani, infatti in TUTTE le popolazioni ancestrali di questo mondo si è riscontrato una modalità di vivere e contattare i Piani Superiori attraverso la Magia e un approccio alla realtà che oggi viene definito come “non ordinario”.
Lo Sciamanesimo, archeologicamente parlando, risale a circa 35000 anni fa ed è quasi sicuramente stato la prima espressione spirituale attraverso l’azione magico-religiosa, che gli uomini hanno usato per contattare il divino e integrarlo nella loro quotidianità. Molte Pratiche successive discendono da esso. Diverso è affermare che tali Pratiche, per quanto rispettabili e necessarie, siano sciamaniche. Analogalmente possiamo dire che Collodi ha dato vita a Pinocchio e in Pinocchio alberga lo spirito di Collodi. Ma può Pinocchio affermare di essere Collodi stesso?
No ovviamente…
Affermazioni di questo genere, più o meno sottointese, generano confusione nella mente degli individui. L’onesta e la corretta informazione come studiosi e Praticanti, deve essere da noi data.
L’unico elemento che può essere preso in considerazione per una valutazione relativamente allo Sciamanesimo tra i Celti è eventualmente il Calderone di Gunderstrup (elemento da Lei citato), che comunque rimane un po’ pochino per pensare di affiancare il Druidismo allo Sciamanesimo. Cernunnos infatti sembrerebbe essere una divinità pre-celta adorata in tutto il continente indoeuropeo già in epoca paleolitica. E in ogni caso poco si sposa con l’arrivo dei Thuatta De Dannan portatori del Druidismo.
Mi scuso infine per la lunghezza di questa mia, ma di fronte ad un tema così importante non ho potuto fare a meno di considerare diversi punti del Suo articolo. Auspico in un futuro una maggior chiarezza non solo a beneficio nostro, ma anche e soprattutto a beneficio di tutti coloro che si approcciano alla Ricerca e alla Crescita Spirituale.
“Così fummo, così siamo e così saremo, fedeli a ciò che non muore, fedeli al nostro destino, tacite stelle che non sanno declino”. Anonimo
Cordialmente
Massimo A. Nobili (Úlfgaldr Valtýsson)