L’autorevole G.C.Isnardi nella sua prefazione alla traduzione della Snorra Edda (Edda di Snorri terza edizione 1988 editore Rusconi), dice quanto segue:
«le rune non devono essere intese come semplici segni grafici, bensì come simboli e semi di conoscenza oscura, magica e profonda. Ogni singola runa è soprattutto l’essenza di un mistero, di una vibrazione, di un singolo aspetto dell’esistenza. Possedere le rune è quindi tenere in mano i fili dell’esistenza, avere le chiavi per dischiuderne e comprenderne ogni singola sfumatura pur mantenendo ben chiara nella mente le sintesi essenziali».
Queste poche righe sono il sunto dell’essenza delle Rune, il motivo stesso della loro esistenza e del loro uso.
L’approccio a tali Strumenti divini è pertanto parte di un Percorso evolutivo legato alla Magia del mondo nordico e allo Sciamanesimo ad esso legato. Conoscere le Rune vuol dire appartenere e compartecipare a tale mondo. Non pertanto semplice apprendimento accademico, per quanto importante esso sia, ma vicinanza ai concetti di vita da esso promulgati e Pratica concreta e consapevole, perché ogni Runa rappresenta una Forza, una divinità, un aspetto inscindibile del Mito Nordico.
“Un uomo non dovrebbe incidere le Rune se non è in grado di leggerle correttamente, perchè più di un uomo è caduto su un’asta runica poco chiara. Ho visto 10 aste runiche intagliate su un osso di balena raschiato che prolungavano ulteriormente una lunga malattia”.
Saga di Egill