La prossima categoria di fonti letterarie da considerare è quella delle saghe islandesi (il termine saga significa semplicemente “storia” in norreno antico). Le prime saghe risalgono alla fine del XII secolo, mentre le ultime risalgono al XIV secolo. Il loro argomento, tuttavia, riguarda eventi accaduti secoli prima. Sono per lo più anonime, con l’eccezione delle saghe che compongono l’Heimskringla (“Storia dei re di Norvegia”), scritte da Snorri. Secondo gli standard moderni, le saghe occupano un posto curioso tra la storia e la narrativa. Ma la nostra concezione moderna di storia è nata solo secoli dopo la stesura delle saghe.
Gli autori delle saghe si consideravano come se stessero presentando la tradizione, adattandola in modo creativo per renderla particolarmente appetibile al loro pubblico, e non come se stessero presentando resoconti imparziali e fattuali di eventi passati supportati da ricerche approfondite.
In altre parole, mentre noi pensiamo che l’autorità di un’opera storica dipenda dalla portata e dalla qualità della sua ricerca, gli islandesi medievali consideravano la venerabile tradizione come la base più solida per le legittime pretese di autorità di un’opera.
Più o meno nello stesso periodo in cui Snorri scriveva la sua Prose Edda in Islanda, un assistente ecclesiastico del vescovo danese di nome Saxo Grammaticus stava scrivendo un’altra opera di grande importanza, le Gesta Danorum (“Storia dei danesi”). A differenza di Snorri e degli autori della saga, che scrivevano in norreno antico, Saxo scriveva in latino. Poiché la saggezza accettata ai suoi tempi faceva risalire il popolo danese e i suoi governanti a origini mitiche, Saxo incluse molti di questi miti nel suo racconto. Tuttavia, li desacralizzava ritraendoli come eventi accaduti in tempi e luoghi particolari di questo mondo, piuttosto che nel vago mondo ultraterreno, quasi atemporale, in cui i miti erano stati originariamente visti svolgersi. Inoltre, trasformò molte figure divine in figure umane. Saxo ci dice che le sue fonti erano gli islandesi e le iscrizioni runiche.
Ma le sue fonti non sono mai state trovate, per cui è impossibile sapere cosa pensare di questa affermazione. Si tratta di una questione importante, dal momento che Saxo presenta versioni notevolmente diverse di storie conosciute da Snorri e altrove.
Altre fonti letterarie degne di nota sono i resoconti di autori stranieri, come il tedesco Adamo di Brema, che include una famosa descrizione di un tempio a Uppsala, in Svezia, nella sua Storia degli arcivescovi di Amburgo-Brema, e Ahmad Ibn Fadlan, uno scrittore arabo che ci ha lasciato in eredità un ricco resoconto di una sepoltura vichinga nell’Europa orientale.
Bibbliografia:
DuBois, Thomas A. 1999. Nordic Religions in the Viking Age. University of Pennsylvania . Philadelphia, Pennsylvania, USA.
Branston, Brian. 1974. “The Lost Gods of England”. Oxford University Press: New York, New York, USA.
Byock, Jesse. 1995. “Choices of Honor: Telling Saga Feud, Tháttr, and the Fundamental Oral Progression.” In Oral Tradition Vol. 10, No. 1. Slavica Publishers: Bloomington, Indiana, USA.
Velasco, Manuel. 2012. “Breve historia de los vikingos”. Ediciones Nowtilus, S.L. Doña Juana I de Castilla 44, 3º C, 28027 Madrid.
Mánakona Úlfdóttir